.Il punto di vista di “ermocolle” sulla nuova variante al Piano Regolatore di Colli 

Il punto di vista di “ermocolle” sulla nuova variante al Piano Regolatore di Colli.
La nuova proposta di variante del Piano Regolatore di Colli approvata in Consiglio Comunale il 22 aprile e le discussioni che l’hanno accompagnata provano definitivamente l’abisso esistente tra quella amministrazione e il punto di vista della nostra associazione. Il Sindaco Giacobetti  la descrive e la promuove, nel silenzio inquietante della sua maggioranza, con parole altisonanti e degne probabilmente di una migliore causa: Colli viene descritta come una “Positano” delle colline truentine, le aree verdi e i parcheggi pubblici a disposizione dei cittadini paiono degni delle migliori città giardino di Francia, viene respinto il Piano della passata amministrazione tacciato di voler annientare la realtà idilliaca di questo Eden in terra. La nostra Associazione e qualcuno dei suoi associati è talvolta accusato di oscure mire politiche ma oramai è utile dire che, in effetti, il problema è diventato esclusivamente politico perché se le posizioni del Sindaco sulla questione urbanistica come espresse attraverso questa proposta di Piano Regolatore sono anche quelle del Partito Democratico, crediamo che non ci sia più alcuno spazio di confronto e l’unico rimedio sia invece quello di andare effettivamente ad una conta, dividendo definitivamente chi ha in mente due mondi  e due modi di essere totalmente diversi. Spiegarne le ragioni non è semplice, anche considerando che un anno di discussioni animate sul “progetto norma otto” e quindi su argomenti del tutto  simili, non ha prodotto alcuna chiarificazione  in materia. Diremo soltanto che Positano per noi è  incarnazione del bello nel suo significato culturale di storia (esiste dai tempi dei Greci), di sovrapposizione di culture nella reciproca integrazione  di quelle che si sono via via succedute nel tempo, di tessuto urbano perfettamente integrato  con la natura e il paesaggio circostante, tutto a misura d’uomo e senza concessioni alle attuali ambizione di grandeur che affliggono  la politica nostrana.  Cosa c’entra quindi Positano con Colli è uno dei misteri del pensiero giacobettiano, laddove si pensi alla serie di scatoloni informi che potranno essere generati da questo nuovo piano, alle strade smisurate che nasceranno per collegare in qualche  modo tutte le svariate zone edificabili che l’urbanista di partito ha sparso nelle zone più impensate del nostro territorio e alla terribile consapevolezza che molto di questo nuovo “creato” resterà per molti e molti anni inabitato e inutilizzato, come già succede in tante parti della nostra realtà.  Va da sé che nel frattempo, basta leggere un  qualunque giornale, il mondo più sensibile e accorto comincia seriamente a  preoccuparsi  per i cambiamenti del clima, per la carenza di terreni coltivabili che portano alla penuria di grano,  riso e  altri cereali alimenti di base per i sei  e passa miliardi di uomini che vivono sul nostro pianeta, la crescita demografica è azzerata e la società italiana è sempre più vecchia e sempre più a corto di slanci vitali. Serve a poco dire allora che questo Piano è migliore di quelli passati e vuole riparare i danni che quelli hanno provocato: la storia si evolve, i problemi cambiano, il mondo di dieci anni fa non è quello di oggi,  non si risolve qualcosa insinuando, come è solito fare Giacobetti, che si tratti solo di una persecuzione verso la sua persona. C’è qualcosa da dire anche sui tanto decantati parcheggi e spazi verdi attrezzati. A parte che se debbono essere tenuti come quelli attualmente esistenti sarebbe meglio lasciarli con le ortiche e le lucertole, sa di insano e vuoto trionfalismo parlare di quantità inusitate, perché l’urbanista di partito ci comprende anche quelli  previsti sul Piano e invece  ancora da realizzare. Come poi si farà a realizzarli, dovendo talvolta comprare il terreno e comunque  costruire poi  le opere pubbliche necessarie, è cosa diversa e più complicata, con le casse comunali bloccate sul rosso fisso. Forse un domani, dimentichi di quello di cui ci si vanta  oggi, a quelle stesse aree verrà cambiata destinazione e saranno anche loro rese edificabili.    Chi si ricorderà delle parole pompose e soddisfatte di oggi? Le uniche logiche  che a noi sembra possano aver generato  questa proposta di Piano regolatore sono  quelle dell’affarismo, delle disponibilità a “fare subito”, dell’ aggiramento del le regole che pure le nostre istituzioni si sono date - vedi la soddisfazione di Giacobetti  (del resto della maggioranza non si può dire perché nessuno  conosce la loro voce  e si sa solamente come vota) nel dire che le regole del Piano Idrogeologico  non valgono per il territorio collese lungo il Tronto  perché è stato trovato l’escamotage giusto per aggirarle o  sulla questione delle norme dettate dalla Provincia per la limitazione delle varianti di Piano  e che, per quanto noto all’urbanista di partito, verranno presto abolite (??)-. E se domani il fiume dovesse straripare come tante volte ha fatto in passato? E se alfine, costruisci oggi e costruisci domani il nostro mondo sarà fatto di case vuote? Noi non vogliamo passare da profeti del malaugurio e dover sentire  un domani “quelli  l’avevamo detto”. Perciò è meglio lottare oggi, perché un certo modo di fare politica e urbanistica non sia vincente. Restiamo sempre quelli della crescita razionale e a misura d’uomo, nel rispetto della nostra storia e del nostro “essere”.


Tommaso Cavezzi  -25 aprile ‘08